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Hai mai sentito parlare dell’allenamento in zona 1? Probabilmente no. Eppure è lì che inizia tutto: la resistenza, la salute del cuore, il recupero ottimale, la vera consapevolezza del corpo.

Mentre tutti inseguono HIIT, sudore e battiti a mille, i veri atleti – quelli che puntano a risultati duraturi – sanno che è nella lentezza che si costruisce la performance.

La zona 1 non è solo una fase di riscaldamento o recupero: è una strategia, un investimento, una base solida su cui costruire tutto il resto. In questo articolo ti spieghiamo cos’è, quando allenarla, quali strumenti usare e perché ti sarà utile anche se sei già allenato.

Cos’è la zona 1 della frequenza cardiaca?

La zona 1 è la prima delle cinque zone di intensità cardiovascolare e rappresenta il livello più basso di sforzo. In termini pratici, si colloca tra il 50% e il 60% della frequenza cardiaca massima (FC max).

Per calcolarla, è sufficiente conoscere la propria FC max (che si può stimare con la formula: 220 – età) e poi calcolare il 50-60% di questo valore.

Ad esempio, per una persona di 40 anni:

  • FC max: 220 – 40 = 180 bpm
  • Zona 1: 90-108 bpm

Questa zona corrisponde a uno sforzo percepito molto basso: si riesce a parlare senza difficoltà, si respira normalmente, e l’affaticamento è minimo.

Quando si lavora in zona 1?

La zona 1 si raggiunge durante attività molto leggere come:

  • Camminata a passo tranquillo
  • Bici a bassa intensità
  • Recupero attivo post-allenamento
  • Esercizi di mobilità o stretching dinamico

È una zona utilizzata spesso per il warm-up, il defaticamento e in programmi di riabilitazione cardiaca o ripresa post-infortunio. Ma ha anche un ruolo specifico negli allenamenti strutturati come quelli per la corsa, il ciclismo o il functional training.

I benefici dell’allenamento in zona 1

Anche se può sembrare “troppo facile”, la zona 1 porta con sé vantaggi sorprendenti, soprattutto quando è inserita strategicamente in un piano ben calibrato. Ecco i principali benefici:

1. Migliora la salute cardiovascolare

Allenarsi a bassa intensità riduce lo stress sul cuore e consente un adattamento fisiologico progressivo, migliorando la funzione del sistema cardiovascolare senza sovraccaricare l’organismo.

2. Favorisce il recupero attivo

Dopo una sessione intensa, lavorare in zona 1 aiuta a smaltire l’acido lattico, ridurre la tensione muscolare e stimolare la circolazione sanguigna, accelerando il recupero senza generare ulteriore affaticamento.

3. Potenzia l’ossidazione dei grassi

A bassa intensità, il corpo privilegia i grassi come fonte di energia. È una zona molto efficace per chi vuole migliorare il metabolismo lipidico o abituare il corpo a utilizzare risorse energetiche in modo più efficiente.

4. Costruisce la base aerobica

La zona 1 è ideale per sviluppare una base aerobica solida, indispensabile per sostenere sforzi più intensi nelle fasi successive dell’allenamento. È il punto di partenza per ogni programma endurance.

5. Riduce lo stress e migliora la consapevolezza corporea

Allenarsi in modo controllato e lento ha anche un impatto positivo sulla mente: aiuta a rilassarsi, a ritrovare il piacere del movimento e a diventare più consapevoli del proprio corpo.

Allenamento in zona 1: per chi è indicato?

L’allenamento in zona 1 non è solo per principianti o anziani. Anzi, molti atleti professionisti lo inseriscono in maniera sistematica nei propri cicli di allenamento per ottenere miglioramenti sostenibili e a lungo termine.

È particolarmente indicato per:

  • Principianti che vogliono iniziare senza rischi
  • Persone in sovrappeso o sedentari
  • Atleti in fase di scarico o recupero
  • Chi pratica sport di endurance (ciclismo, triathlon, corsa)
  • Chi vuole migliorare la performance aerobica senza affaticarsi

Quanto dovrebbe durare un allenamento in zona 1?

Un allenamento in zona 1 può durare dai 20 ai 60 minuti, in base all’obiettivo. Si può inserire:

  • Come riscaldamento prima di un WOD o di una sessione cardio
  • Come defaticamento dopo un workout ad alta intensità
  • Come giornata dedicata al recupero attivo
  • Come parte di un lungo allenamento low intensity, da alternare a giorni più intensi

Come monitorare la frequenza cardiaca?

Per essere precisi nel mantenere la zona 1, è consigliabile utilizzare:

  • Cardiofrequenzimetro da polso (smartwatch o sportwatch)
  • Fascia toracica, più precisa e adatta agli allenamenti strutturati
  • App di tracciamento su smartphone (con sensori associati)

Tutti questi strumenti ti permettono di monitorare in tempo reale la tua frequenza cardiaca e restare all’interno dei limiti corretti.

Conclusione: non sottovalutare la zona 1

La zona 1 non è “tempo perso”, ma tempo ben investito. Inserirla nella tua programmazione aiuta a migliorare la salute, recuperare meglio e costruire solide basi per affrontare al meglio gli allenamenti più intensi.

Da DotFitness, crediamo in un approccio completo all’allenamento, dove ogni fase – anche la più leggera – ha il suo valore. E per supportarti al meglio, mettiamo a disposizione attrezzature e consulenze professionali per ogni esigenza.

Hai dubbi su come strutturare il tuo allenamento cardio o su quale attrezzatura scegliere? Contattaci: siamo a tua disposizione.

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